Identità e statuto dell’embrione umano (seconda parte)

Il primo ordine di dati deriva dallo studio dello zigote e della sua formazione. Da questi dati risulta che, durante il processo di fertilizzazione, appena l’ovulo e lo spermatozoo – due sistemi cellulari differentemente e teleologicamente programmati – interagiscono tra loro, immediatamente prende inizio un nuovo sistema, che ha due caratteristiche fondamentali.

  1. a) Il nuovo sistema non è una semplice somma dei due sottosistemi, ma un sistema combinato, il quale, a seguito della perdita da parte dei due sottosistemi della propria individuazione e autonomia, incomincia a operare come una “nuova unità”, intrinsecamente determinata, poste tutte le condizioni necessarie, a raggiungere la sua specifica forma terminale. Di qui la classica e ancora corrente terminologia di “embrione unicellulare” (one-cell embryo).
  2. b) Il centro biologico o struttura coordinante di questa nuova unità è il “nuovo genoma” di cui l’embrione unicellulare è dotato; ossia quei complessi molecolari – visibilmente riconoscibili a livello citogenetico nei cromosomi – che contengono e conservano come in memoria un disegno-progetto ben definito, con la “informazione” essenziale e permanente per la graduale e autonoma realizzazione di tale progetto. È questo “genoma” che identifica l’embrione unicellulare come biologicamente “umano” e ne specifica l’individualità. È questo “genoma” che conferisce all’embrione enormi potenzialità morfogenetiche, che l’embrione stesso attuerà gradualmente durante tutto lo sviluppo attraverso una continua interazione con il suo ambiente sia cellulare che extracellulare, dai quali riceve segnali e materiali.

Il secondo ordine di dati deriva dall’esame dello sviluppo dell’embrione unicellulare: esame compiuto in modo ampio e approfondito in mammiferi da laboratorio, e pienamente estensibile all’embrione umano, non solo per analogia ma anche per molte conoscenze già acquisite. Da quanto oggi è noto emerge già chiaramente che dall’embrione unicellulare, attraverso passi sequenziali – che portano alla determinazione di linee cellulari e alla differenziazione di tessuti, accompagnati e/o seguiti da attività morfogenetiche – si arriva alla formazione dell’organismo completo. È importante sottolineare tre proprietà biologiche che caratterizzano questo processo di sviluppo.

i. Coordinazione. In tutto il processo dal formarsi dello zigote in poi, c’è un susseguirsi di attività molecolari e cellulari sotto la guida dell’informazione contenuta nel genoma e sotto il controllo di segnali originati da interazioni che si moltiplicano incessantemente ad ogni livello, entro l’embrione stesso e fra questo e il suo ambiente. Precisamente da questa guida e da questo controllo deriva l’espressione rigorosamente coordinata di migliaia di geni strutturali che implica e conferisce una stretta unità all’organismo che si sviluppa nello spazio e nel tempo.

ii. Continuità. Il “nuovo ciclo vitale” che inizia alla fertilizzazione procede – se le condizioni richieste sono soddisfatte – senza interruzione. I singoli eventi, per esempio: la replicazione cellulare, la determinazione cellulare, la differenziazione dei tessuti e la formazione degli organi, appaiono ovviamente successivi. Ma il processo in se stesso della formazione dell’organismo è continuo. È sempre lo stesso individuo che va acquisendo la sua forma definitiva. Se questo processo si interrompesse, a qualsiasi momento, si avrebbe la “morte” dell’individuo.

iii. Gradualità. È legge intrinseca al processo di formazione di un organismo pluricellulare che questo acquisisca la sua forma finale attraverso il passaggio da forme più semplici a forme sempre più complesse. Questa legge della gradualità dell’acquisizione della forma terminale implica che l’embrione, dallo stato di una cellula in poi, mantenga permanentemente la sua propria identità e individualità attraverso tutto il processo.

Questi due ordini di dati, scientificamente esaminati, conducono ad un’unica conclusione, alla quale – in una logica biologica – non pare si possa sfuggire, cioè, che alla fusione dei gameti una “nuova cellula umana” dotata di una nuova struttura informazionale, incomincia a operare come una unità individuale tendente alla completa espressione della sua dotazione genetica, che si manifesta in una totalità costantemente e autonomamente organizzantesi fino alla formazione di un organismo umano completo. Questa “nuova cellula umana” è quindi un “nuovo individuo umano” che inizia il “suo proprio ciclo vitale” e, date tutte le condizioni interne ed esterne sufficienti e necessarie, gradualmente si sviluppa attuando le sue immense potenzialità secondo una legge ontogenetica e un piano unificatore intrinseci.

Riteniamo perciò non consono ad una corretta logica biologica fissare – come talvolta si insinua – il tempo di inizio dell’individuo umano al 15 giorno dalla fecondazione ossia quando è visibile la “stria primitiva” e non può più accadere una separazione gemellare; o all’8 settimana quando è evidente, sia pure in miniatura, la forma completa dell’organismo; o più avanti ancora quando è sufficientemente formata la corteccia cerebrale.

Pur nel rispetto dello sforzo compiuto nell’elaborazione di queste opinioni, teso alla ricerca della verità sull’inizio di un individuo umano, gli argomenti sui quali esse poggiano, accuratamente esaminati, non risultano tali da provare l’assunto o da invalidare la conclusione da noi qui prospettata.

3. La conclusione dedotta dai dati oggi disponibili della biologia è che l’embrione fin dalla fecondazione è un individuo umano che inizia il suo ciclo vitale.

(a cura del Centro di Bioetica Università Cattolica del Sacro Cuore)

(continua)

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