Il valore della vita umana (III Parte)

C’è una frase che negli anni mi è rimasta molto impressa.

Rispettare la vita e le vite: tutto comincia da qui

Essa appartiene al Discorso che Giovanni Paolo II fece al Corpo Diplomatico presso la Santa Sede, nel lontano 2003, e da sola sarebbe sufficiente a rispondere a tutti i nostri interrogativi ed a dirci, in modo inequivocabile, il valore della vita umana.

Tutto parte dal rispetto che si deve avere per essa.
Viviamo in una società in cui ciò che conta è ciò che “appare”, ciò che conta è ciò che “rende”. La logica dell’avere è quella che prevale su quella dell’essere.

Non importa che l’uomo valga in quanto uomo, in quanto persona umana creata ad immagine e somiglianza del suo Creatore. Ciò che conta è che quell’uomo, quella persona, possa dare, produrre, far incrementare a livello economico la società.

Riflettiamo un attimo sulle prime due parole menzionate sopra: “Rispettare la vita”.
La vita umana è un mistero profondo nel quale ci troviamo ogni giorno a vivere ma che, forse, non comprendiamo pienamente.
La vita dei vegetali, delle piante, dei fiori, è diversa da quella dell’uomo. Come pure la stessa vita degli animali è diversa dalla nostra.

C’è “qualcosa in più” che ci fa dire che la nostra è una vita “superiore” a quella degli altri essere viventi.

Allora quale valore dare alla vita umana?

Per dare un valore oggettivo a qualcosa bisogna comprenderne l’essenza e l’importanza. Per poterne comprendere l’essenza e l’importanza è necessario che ciò di cui vogliamo “stabilire un valore” sia rispettato.

Vita umana e persona vanno di pari passo.

La persona è un essere di “natura ragionevole”, cioè essa è un individuo che fa parte del mondo degli esseri quale soggetto che è unico nel suo genere, completamente diverso dagli altri animali che possono, alcuni, essere a lui relativamente somiglianti, dal punto di vista della costituzione fisica. La persona è un soggetto ed in quanto tale ha una sua propria interiorità, cosa che non può essere affermata per gli animali (cfr. K. WOJTYLA, Amore e responsabilità, Casale Monferrato 19844, p. 16).

La vita dell’uomo è vita che va “oltre la vita”, non si ferma al solo ambito corporeo e materiale, ma anela a qualcosa di più, o meglio, a Qualcuno del quale non si può fare a meno.

Il rispetto per la vita umana è “qualcosa” che dovrebbe essere fatto spontaneamente, senza neppure la necessità di ricordarlo. Ma la storia di tutti i giorni, sia passata che presente, ci fa notare che, purtroppo, non è così.

Nel vangelo Gesù ci dice:

“Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Mc 12,31).

Se sono capace di amare me stesso, rispettare la vita che ho, se so fare buon uso del libero arbitrio nei miei rapporti con gli altri, se rispetto e curo il mio corpo, se vivo in modo da rispettare la libertà degli altri, allora sto amando me stesso. E, se sono capace di fare questo, sono capace anche di amare il fratello che mi passa accanto, rispettarlo come persona umana, rispettarlo nella sua unicità ed irripetibilità.

In tale modo la vita umana ha il suo valore, un valore per il quale non esiste un’unità di misura. Esso è troppo grande, immenso, per poterlo racchiudere nell’operazione del “misurare”.

Ogni uomo, dal momento in cui di lui si forma la prima cellula, dopo il concepimento, ha un diritto fondamentale: vivere. Il rispetto della vita di ogni uomo inizia quando inizia anche il rispetto della vita del suo simile.

Ed il rispetto della vita umana, in tutti i suoi stadi e condizioni diverse, manifesta quel “valore” fondamentale che ha!

Adele Caramico Stenta

prima parte

seconda parte