Identità e statuto dell’embrione umano (prima parte)

 

 

A volte bisogna proprio riprendere in mano documenti che sono stati pubblicati anni fa ma che sono sempre più attuali, per riflettere meglio sul valore della vita umana. 

Da questo Documento, del 1989, inizieranno delle riflessioni sull’inizio della nostra vita. Verrà riproposto un pò per volta, per dar modo al lettore di poterlo leggere agevolmente e poterci riflettere su. Chi vuole può anche inviare le proprie riflessioni o osservazioni al seguente account

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e verranno pubblicate in una sezione apposita del sito

 

1. Il Comitato Direttivo del Centro di Bioetica della Università Cattolica ha già fatto conoscere con un precedente documento la propria posizione in tema di diagnosi prenatale (Vedi “Medicina e Morale”, la rivista ufficiale del Centro, 1987/6).

Durante le sedute di studio del 1988 ha portato la propria riflessione pluridisciplinare sul tema dell’identità, dello statuto e della tutela morale e giuridica dell’embrione umano. Questo tema infatti, autorevolmente delineato nella 1 parte della “Istruzione su il rispetto della vita umana nascente e la dignità della procreazione” (Donum vitae) del 22.2.1987, è tuttora alla base di molti dibattiti di bioetica, anche al di là di quello della interruzione volontaria della gravidanza: in realtà le implicazioni di alcune tecniche di procreazione artificiale, la sperimentazione sull’embrione e sul feto, il prelievo dai medesimi di cellule o tessuti ai fini dell’innesto o trapianto in altri soggetti, la diagnostica prenatale e le terapie in utero, pongono il problema della salvaguardia dell’embrione umano e richiedono un previo chiarimento su questo punto cruciale. Per altro il dibattito culturale in atto in sedi e convegni qualificati e quello giuridico presso i Parlamenti di molti Paesi e nelle Assemblee degli Organismi Internazionali, confermano l’attualità e l’urgenza del tema per le decisioni che stanno per essere prese sul piano della legge e del diritto.

Al di là di ogni opportunità storica, in se stesso questo argomento pone in questione l’autocomprensione dell’uomo, la responsabilità verso i nascituri e i diritti umani di uguaglianza e di non discriminazione, che sono riconosciuti sul piano internazionale per tutti gli individui umani.

La riflessione dei componenti del Comitato Direttivo del Centro ha voluto privilegiare gli aspetti: biologico, filosofico, giuridico, psicologico, etico e teologico.

Altri apporti possono essere offerti dalle scienze umane e storiche, ma ci è sembrato che i punti di vista assunti fossero quelli più rilevanti nel momento attuale del dibattito.

Il Comitato Direttivo ha deciso che il risultato delle riflessioni fosse condensato nel presente documento, anche per offrire occasione di dialogo e di approfondimento.

2. Ogni persona umana si può porre la domanda: quando Io ho incominciato ad essere?

L’Io umano ha come componente essenziale la sua “corporeità”. Perciò incomincia ad “essere” quando ha inizio il suo corpo. La prima domanda allora a cui si deve cercare una risposta è: quando ha avuto inizio il mio corpo? A questa domanda la biologia può dare una risposta fondamentale. Se si cerca infatti questo tempo da un punto di vista esclusivamente fenomenologico in modo retrospettivo – percorrendo cioè a ritroso il cammino biologico fatto dal momento in cui mi pongo la domanda fino a quando è comparsa in questo universo la mia corporeità e si tiene conto dell’inderogabile legge della formazione graduale dell’organismo acquisita oggi dalla Scienza, viene spontaneo affermare che: il mio corpo è iniziato al momento della fusione dei gameti, uno del padre e uno della madre di cui sono figlio.

Questa osservazione, elementare se si vuole, ha costituito un fatto accettato nella sua verità essenziale da sempre, anche quando nulla si conosceva dell’embriologia e dei meccanismi della formazione di un nuovo essere umano. Anzi si può affermare che proprio su questa comune osservazione fenomenologica, si basa, da parte di chi opera la fecondazione in vitro, la convinzione di dare un “figlio” ai genitori che lo hanno richiesto a partire dal momento stesso in cui produce lo zigote che verrà poi trasferito, allo stadio di 4 o 8 cellule, nell’utero materno dove verrà continuato il processo dello sviluppo corporeo.

Contro questa comune convinzione sono state sollevate obiezioni che sembrerebbero trovare un qualche appiglio in alcuni dati offerti dall’embriologia.

A noi sembra, invece, che le attuali conoscenze nel campo dell’embriologia e della genetica dello sviluppo dei mammiferi in generale e dell’uomo in particolare – necessariamente parziali e sempre soggette ad interpretazioni e verifiche – offrano una prova della elementare induzione ricavata dalla osservazione comune.

L’esigenza di brevità del documento ci costringe ad indicare soltanto due ordini di dati dalla cui approfondita analisi emerge la nostra persuasione.

(a cura del Centro di Bioetica Università Cattolica del Sacro Cuore)

(continua)