ALFIE EVANS DEVE VIVERE!

Il 28 luglio 2017 è avvenuto qualcosa che ha turbato in modo molto forte le persone: il triste epilogo del piccolo Charlie Gard. Un bambino che è stato condannato a morte per non essere nato “perfetto”, secondo quei criteri di perfezione elaborati non si sa bene da chi.

Ora ci ritroviamo sempre davanti a situazioni limite, ci ritroviamo sempre nella stessa nazione, sempre in Inghilterra, con altri casi.

Abbiamo Alfie Evans.

Alfie è un bambino di un anno e mezzo al quale non è mai stata fatta una diagnosi vera e propria, non si conosce la patologia da cui è affetto e sappiamo che è attaccato ad un ventilatore. Già da questa estate un gruppo di legali italiani ha creato un team per poterlo aiutare, composto oltre che da loro stessi anche da persone che non svolgono la professione di avvocato ma che hanno comunque messo a disposizione le proprie conoscenze e capacità per poter dare una mano.

C’è un ospedale italiano che accoglierebbe il bambino ma lui resta sempre dove è ora, in Inghilterra.

Dove sta il problema?

Il nocciolo del problema è sempre lo stesso: la qualità della vita!

Ormai siamo davanti ad una deriva antropologica in cui l’uomo sembra abbia perso il senso del limite e della decenza. Non tutti gli uomini, è ovvio, ma ci rendiamo conto che Erode colpisce ancora. Erode c’è sempre, ha la sua cerchia di collaboratori e continua la sua opera.

Alfie, secondo alcuni medici, non dovrebbe continuare a vivere.

Cosa dire? Anche per lui, come per Charlie, vivere non è il suo best interest?

Anche per lui è stata fatta una scaletta della vita e lui non rientra in queste caratteristiche?

Erode, c’è, è tornato, ma con i rinforzi ormai.

La vita dell’uomo è diventata qualcosa di misurabile, di catalogabile, di valutabile a livello di numeri per “interesse migliore”….è diventata….beh diciamola tutta: è diventata UNA COSA!

Quando non si è più in grado di dare alla vita umana, la più indifesa e vulnerabile, come quella di un bambino malato e bisognoso di cure ed assistenza, il dovuto rispetto e la dovuta tutela, allora possiamo dire che la nostra umanità ha fallito.

Ed ancora oggi, con Alfie, come ieri con Charlie, siamo dei falliti, l’umanità ha fallito ancora.

Non si può negare l’ossigenazione ad un bambino, come non la si può negare a nessuna persona che ne abbia bisogno.

Non si può negare assistenza ad una vita colpita dalla malattia e dalla sofferenza.

Non si può sopprimere una vita umana perché non corrisponde a determinate caratteristiche.

Come chiamare tutto questo?

Fallimento, follia umana, egoismo….?

Non esiste un termine che renda bene questa situazione, che le dia un nome appropriato.

Una sola cosa: NON VOGLIAMO UN ALTRO CASO CHARLIE, NON VOGLIAMO CHE PURE ALFIE MUOIA CONDANNATO PERCHE’ NON PERFETTO!

LASCIATE VIVERE ALFIE!

(Adele Caramico Stenta)