I giovani, travolti dai proclami incomprensibili dei media, sfogano sempre più spesso in classe i propri dubbi. E’ così che a scuola si comincia a fare lezione di bioetica.
La bioetica, nei mesi estivi, ha fatto parlare di sé venendo interpellata spesso da tante situazioni limite in cui ormai, troppo spesso, viene a trovarsi la ricerca (ma si può ancora chiamare tale, se non rispetta la vita?). Ed ecco che i ragazzi, entrando in classe, dopo essere passati davanti all’edicola vicino la scuola, leggono le locandine dei quotidiani e ti “assalgono” con le domande. Un nuovo anno scolastico è iniziato e quindi ………..
“Prof. ma è proprio vero che si può creare un ibrido? E che siamo diventati degli alieni? Non è che poi ci succede come nei film sui mostri che attaccano la terra?”
Domande come questa vengono fatte ogni giorno dagli allievi, specialmente delle scuole superiori.
Il modo in cui le domande vengono poste dagli alunni già dice molto sui loro interessi e sulla loro curiosità, anche se spesso utilizzano, per farle, un linguaggio non proprio corretto, ma molto “colorito”. Bisogna approfittare di questi momenti di curiosità davanti a determinate notizie per poter far passare un messaggio positivo riguardo alla vita umana e alla sua dignità.
I giovani hanno il desiderio di conoscere, di apprendere, di sapere come “funzionano” determinate “cose”. E’ facile rendersi conto che non conoscono quasi nulla di questi argomenti. Soprattutto poi se leggono della possibilità di poter creare un ibrido!
Comincia così quel tipo di lavoro educativo proprio dell’insegnante. Partendo da una semplice domanda scaturita da una curiosità, si può cogliere l’occasione sia per spiegare scientificamente – alla portata della comprensione degli allievi che si hanno davanti -, sia per far passare valori veri quale il rispetto per la vita umana, fin dal momento del suo concepimento.
Sono i loro volti e le loro espressioni che fanno intravedere come quest’ultima conti.
Ma non basta questo, hanno bisogno di chi li aiuti a comprendere e li inciti ad agire e lottare per portare avanti determinati valori.
Ecco perché è importante trovare tempo per insegnare la bioetica, pur senza che la materia a scuola esista. E’ così che una formazione adeguata, data anche in modo scientifico oltre che filosofico, diventa fondamentale per la loro crescita e per le decisioni del futuro: qui l’insegnante diventa un punto di riferimento essenziale perché il discente si formi una coscienza morale e abbia una giusta formazione per quanto riguarda quei valori essenziali per la vita dell’uomo.
Avere una visione del mondo che ci circonda, e leggere la realtà da un punto di vista più oggettivo e maggiormente attento alle dimensioni della persona umana diventa fondamentale, poi, anche per l’insegnante che voglia realmente trasmettere un messaggio positivo sulla vita ai propri discenti.
Certo, è necessario che proprio per prima l’insegnante si crei un senso oggettivo e critico. Con la lettura di “Avvenire” si riesce ad avere un quadro più completo di ciò che accade intorno a noi, soprattutto perché nel dare l’informazione al lettore si tiene conto che egli è innanzitutto una “persona umana” e non un contenitore da riempire di ciò che si vuole.
E’ necessario dare spazio, e voce, a chi tiene conto del rispetto dell’altro, e non dell’ideologia di alcuni gruppi, o addirittura solo di alcuni individui che pensano di poter dominare la nostra vita sociale solo perché sono stati capaci di “alzare la voce” e di adoperare anche la sofferenza umana come bandiera da sventolare, in virtù della loro cultura di morte che vorrebbero far passar per “dignità di vita”.
La responsabilità è molta lo sappiamo, ma il compito che ci assumiamo come docenti è soprattutto quello di dare dei punti di riferimento sulla vita dell’uomo per permettere ai giovani di oggi di poter crescere e camminare nella vita imparando a rispettarla e ad amarla.
Adele Caramico – pubblicato sull’inserto “èvita” di Avvenire del 13 settembre 2007